Da oggi è online il numero di Maggio-Giugno della rivista di Polis in distribuzione in questi giorni, riportiamo l’editoriale che troverete all’interno della rivista, buona lettura.
Consiglio comunale ancora più frastagliato
E, soprattutto, dov’è la voce della città?
Con l’arrivo sulla scena politica comunale del gruppo “Per Legnano” (costituito dagli ex consiglieri Pd Stefano Quaglia e Tiziana Colombo), la situazione del Consiglio a Palazzo Malinverni si articola ulteriormente. I consiglieri comunali sono 24 e ora i gruppi rappresentati in aula sono diventati ben 12 (la media è presto fatta!).
In maggioranza il gruppo del Partito democratico conta 5 esponenti, Insieme per Legnano e riLegnano 3 a testa, 2 dell’Italia dei Valori. La minoranza è quasi un puzzle: con 11 consiglieri presenta 8 gruppi. Due rappresentanti a testa per M5S, Ncd e Per Legnano; uno ciascuno per Forza Italia, Unione italiana, Lega nord, Sinistra e Gruppo misto (Gangemi, ex Pdl).
Dal Consiglio comunale del 19 maggio, dunque, le forze della maggioranza si sono pericolosamente assottigliate, perdendo due voti. Contando pure il voto del sindaco Centinaio, i due schieramenti si fronteggiano 14 a 11: a nessuno dei due, quindi, sono concesse influenze di stagione.
Al contempo il fronte delle opposizioni ha trovato un leader, un portavoce che finora era mancato. Dalla maggioranza è infatti passata ai banchi delle minoranze una testa pensante: Stefano Quaglia ha una lunga esperienza politica in città, si è fatto le ossa sui banchi della minoranza prima e della maggioranza poi, dove però s’è trovato a disagio. Sin dalla stessa seduta del 19 maggio ha dimostrato una vivacità nell’incalzare sindaco, giunta e maggioranza che mancava da tempo. Inutile infatti sperare che dagli ex e attuali Pdl (fatto salvo il caso della consigliera Daniela Colombo, la figura più autorevole del centrodestra, che però sembra ancora restare dietro le quinte) giungano interventi di spessore: la discussione sul bilancio lo ha dimostrato un’altra volta…
La posizione del consigliere di Unione italiana, Alfonso Cocciolo, è piuttosto smarcata dallo stesso schieramento delle minoranze e lo si è visto proprio sul bilancio (il consigliere non ha votato).
Dal Movimento 5 Stelle ci si potrebbe attendere qualcosa di più, ma, perso l’ex candidato sindaco Daniele Berti, il “grillismo” legnanese ha smarrito ogni smalto e persino capacità di essere spina nel fianco della giunta.
L’esperienza amministrativa e consiliare di Fratus (Lega) e Marazzini (Sinistra) non riesce – anche per l’esiguità dei numeri – a essere incisiva.
Fuori dal palazzo il dibattito politico nel frattempo langue.
In primo luogo i media non riescono ad avere la stessa presa di qualche anno fa, soprattutto in relazione a un triplo trend: i cittadini leggono meno; la politica nelle città medio-piccole ottiene sempre meno seguaci fra gli stessi residenti (quanti legnanesi saprebbero rispondere con cognizione di causa a un qualunque sondaggio sulla realtà locale e sulla politica cittadina?); internet sottrae lettori ai media tradizionali.
Secondo: lo stesso web e i social media sono potenzialmente praterie aperte a chiunque, ma non riescono ancora a essere un vero spazio per il dialogo politico e amministrativo, per il confronto (consapevole, informato, costruttivo), per la costruzione del consenso. Un recente dibattito aperto su un sito locale, volto a individuare possibili autocandidature al ruolo di prossimo sindaco della città, ha mostrato la latitanza di proposte percorribili anche per chi volesse cambiare inquilino a Palazzo Malinverni.
Terzo elemento: la società civile è meno reattiva che in passato. Un certo spazio di confronto – a metà strada tra la piazza e le istituzioni – lo stanno faticosamente riconquistando le Consulte territoriali. Ma da sé non basta. L’associazionismo (e ci mettiamo anche Polis) e il mondo cattolico, certamente impegnati a fondo per il bene della città, non hanno però adeguato riscontro e voce in ambito politico.
Così sembra difficile far dialogare tra loro i “mondi vitali” della città; e la società civile mostra un passo indietro rispetto alla costruzione del “bene comune”.
Se si tiene conto che il quinquennio amministrativo ha già fatto il giro di boa e che tra meno di due anni i legnanesi saranno chiamati alle urne, qualche riflessione in proposito andrebbe forse avviata. Concentrata non tanto (o non ancora!) su candidati e programmi, ma sul progetto di città – la Legnano del 2050 – che i cittadini, le famiglie, il terzo settore, le imprese, i lavoratori, le forze politiche hanno in mente o possono prospettare per il futuro.