“Forza Italia vuole proseguire con un centrodestra unito… A prescindere dalle vicende giudiziarie, che muovono la nostra totale solidarietà agli amministratori coinvolti, esiste quindi una Forza Italia pronta al rinnovamento nelle persone ma sempre radicata nei valori che sono stati fondamentali nel nostro movimento”. Probabilmente Roberta Paparatto, commissario cittadino di Forza Italia, non si rende conto della gravità della situazione legnanese, dei danni arrecati dal suo partito, assieme a Lega e Fratelli d’Italia, alla città di Legnano. Una “inconsapevolezza” senza scuse e irresponsabile. Che si aggiunge a quella degli esponenti politici della Lega che ora affermano che procederanno con ricorsi e controricorsi (al Consiglio di Stato) dopo che il sindaco leghista e mezza giunta sono stati arrestati, dopo la diffusione di intercettazioni nelle quali traspare la peggiore malapolitica, con assoluto spregio del buon senso, dei valori, del bene comune. Certamente occorrerà lasciare il tempo alla Giustizia di fare il suo corso. Ma il giudizio politico su questa Amministrazione, su tutti coloro che l’hanno sostenuta, su chi l’ha appoggiata dall’esterno, su chi vi ha lucrato favori, è già scritto a chiare lettere nella storia della città. Ai dirigenti della Lega cittadina – in primis il discusso segretario Mirko Gramegna, che ora lamenta una “politica a colpi di post su Facebook” dopo che il suo partito ha fatto dei social uno strumento di denigrazione altrui e di raccolta del consenso –, di Forza Italia e Fratelli d’Italia, chiediamo semmai di fare un passo indietro. Di lasciar fare ad altri, motivati, competenti e onesti. Così che si possa prossimamente avere a Legnano una campagna elettorale sobria e intelligente, certamente “combattuta” fra schieramenti alternativi, ma intrapresa a suon di idee e progetti per il bene di Legnano. Non per la difesa di affari di parte. Legnano ha bisogno di ripartire. I cittadini, le forze sociali ed economiche, i partiti si rimettano in cammino. La partecipazione democratica sarà il primo segno di cambiamento. Associazione...
Posts made in luglio, 2019
Fra la conferenza stampa del 6 febbraio 2019, data in cui il sindaco di Legnano Gianbattista Fratus comunica le dimissioni dell’assessore alla Cultura Franco Colombo e il ritiro delle deleghe all’assessore ai Lavori pubblici Laura Venturini, e il 6 giugno, data del ritiro delle dimissioni rassegnate dallo stesso primo cittadino passano i quattro mesi a più alta densità di avvenimenti che la storia di Legnano ricordi. Nella certezza, stendendo la cronistoria, di essere superati dagli eventi, ecco, messi in fila, i fatti del periodo più turbolento della vita amministrativa legnanese. Il 19 febbraio Fratus presenta in 47 secondi al Consiglio comunale le nuove assessore Chiara Lazzarini (Lavori pubblici) e Daniela Laffusa (Sport e Politiche giovanili) negando qualsiasi crisi politica. Le opposizioni non ci stanno e propongono di discutere subito una mozione di censura all’indirizzo del primo cittadino. Al no dell’assemblea dei capigruppo le opposizioni escono dall’aula. In consiglio ci si rivede un mese dopo: il 19 marzo le opposizioni fanno decadere la mozione di censura, ma fanno iscrivere all’ordine del giorno la mozione di sfiducia nei confronti dell’assessore Lazzarini. L’impegno assunto dall’assemblea dei capigruppo è di votarla a scrutinio segreto, ma la maggioranza, temendo il sì di tre consiglieri leghisti, abbandona l’aula non senza veder consumare lo strappo fra giunta e il presidente del Consiglio, il leghista Antonio Guarnieri. Il 25 marzo il consigliere leghista Mattia Rolfi rassegna le dimissioni per motivi personali; nel Consiglio del 26 marzo i dieci consiglieri d’opposizione e i leghisti Antonio Guarnieri e Federica Farina fanno mancare il numero legale per discussione e voto sul bilancio previsionale. Il giorno dopo i 12 consiglieri rassegnano le dimissioni e la seduta serale del Consiglio non si può aprire. Il vice sindaco Maurizio Cozzi, appellandosi alla non contestualità delle dimissioni, dichiara che la surroga necessaria a rimettere in funzione il consiglio si può effettuare. Ma il segretario comunale Enzo Marino si oppone. Il giorno dopo la giunta presenta al difensore civico regionale Carlo Lio l’istanza di nomina di un commissario ad acta per la surroga e informa il prefetto Renato Saccone. Il 4 aprile Lio invia la diffida a Palazzo Malinverni: il Consiglio si deve convocare entro cinque giorni. Fratus lo convoca per la sera del 5. Il Consiglio, che vede una contestazione massiccia fuori e dentro l’aula, non si apre per mancanza di numero legale, ma è il passaggio che serve per arrivare alla surroga. L’11 aprile, dietro sollecitazione del prefetto, arriva il parere del Viminale che si esprime sulla legittimità dello scioglimento del Consiglio, ma, rilevato che è già in corso un’azione del difensore civico, lascia a lui la palla. Lo stesso giorno Lio nomina il commissario ad acta che provvede alla surroga di Rolfi...