Fra la conferenza stampa del 6 febbraio 2019, data in cui il sindaco di Legnano Gianbattista Fratus comunica le dimissioni dell’assessore alla Cultura Franco Colombo e il ritiro delle deleghe all’assessore ai Lavori pubblici Laura Venturini, e il 6 giugno, data del ritiro delle dimissioni rassegnate dallo stesso primo cittadino passano i quattro mesi a più alta densità di avvenimenti che la storia di Legnano ricordi. Nella certezza, stendendo la cronistoria, di essere superati dagli eventi, ecco, messi in fila, i fatti del periodo più turbolento della vita amministrativa legnanese.
Il 19 febbraio Fratus presenta in 47 secondi al Consiglio comunale le nuove assessore Chiara Lazzarini (Lavori pubblici) e Daniela Laffusa (Sport e Politiche giovanili) negando qualsiasi crisi politica. Le opposizioni non ci stanno e propongono di discutere subito una mozione di censura all’indirizzo del primo cittadino. Al no dell’assemblea dei capigruppo le opposizioni escono dall’aula.
In consiglio ci si rivede un mese dopo: il 19 marzo le opposizioni fanno decadere la mozione di censura, ma fanno iscrivere all’ordine del giorno la mozione di sfiducia nei confronti dell’assessore Lazzarini. L’impegno assunto dall’assemblea dei capigruppo è di votarla a scrutinio segreto, ma la maggioranza, temendo il sì di tre consiglieri leghisti, abbandona l’aula non senza veder consumare lo strappo fra giunta e il presidente del Consiglio, il leghista Antonio Guarnieri.
Il 25 marzo il consigliere leghista Mattia Rolfi rassegna le dimissioni per motivi personali; nel Consiglio del 26 marzo i dieci consiglieri d’opposizione e i leghisti Antonio Guarnieri e Federica Farina fanno mancare il numero legale per discussione e voto sul bilancio previsionale. Il giorno dopo i 12 consiglieri rassegnano le dimissioni e la seduta serale del Consiglio non si può aprire. Il vice sindaco Maurizio Cozzi, appellandosi alla non contestualità delle dimissioni, dichiara che la surroga necessaria a rimettere in funzione il consiglio si può effettuare. Ma il segretario comunale Enzo Marino si oppone.
Il giorno dopo la giunta presenta al difensore civico regionale Carlo Lio l’istanza di nomina di un commissario ad acta per la surroga e informa il prefetto Renato Saccone. Il 4 aprile Lio invia la diffida a Palazzo Malinverni: il Consiglio si deve convocare entro cinque giorni. Fratus lo convoca per la sera del 5. Il Consiglio, che vede una contestazione massiccia fuori e dentro l’aula, non si apre per mancanza di numero legale, ma è il passaggio che serve per arrivare alla surroga. L’11 aprile, dietro sollecitazione del prefetto, arriva il parere del Viminale che si esprime sulla legittimità dello scioglimento del Consiglio, ma, rilevato che è già in corso un’azione del difensore civico, lascia a lui la palla. Lo stesso giorno Lio nomina il commissario ad acta che provvede alla surroga di Rolfi con Alessandro Carnelli. Il Consiglio, ora in tredici, può funzionare.
Il 12 aprile si costituisce il Comitato Legalità a Legnano per lavorare a un ricorso al Tar contro l’operato di Lio: la richiesta di sospensione cautelare urgentissima, per opporsi alla convocazione del Consiglio comunale del 18 aprile, è respinta con decreto monocratico. Il Consiglio comunale, in cui si surrogano altri due consiglieri della maggioranza, si tiene e approva il previsionale. La battaglia al Tar è quindi rinviata, prima a inizio maggio, poi, per integrazioni di documentazione da ambo le parti, al 5 giugno. Nell’attesa arriva la convocazione di un Consiglio il 24 maggio alle 9.30 onde evitare le contestazioni. Ma la mattina del 16 maggio scattano gli arresti per sindaco (domiciliari), vicesindaco (carcere) e Lazzarini (domiciliari) con l’accusa di turbativa d’asta. Al solo Fratus si contesta anche la corruzione elettorale.
I tre amministratori di dimettono; a Palazzo Malinverni arriva il commissario prefettizio Cristiana Cirelli che azzera la giunta. La seduta di Consiglio di fine maggio è salutata dal capogruppo leghista Federico Colombo come fine dell’amministrazione Fratus. Il pomeriggio del 6 giugno il Tar rigetta l’istanza di sospensione cautelare motivando l’insussistenza dei presupposti alla luce delle dimissioni del sindaco. Quindici minuti più tardi, il sindaco Fratus ritira le dimissioni che sarebbero diventate definitive quattro giorni dopo. Fratus resta in carica, ma è sospeso in quanto ancora ai domiciliari. Un unicum in tutta Italia.
Poi si arriva all’11 luglio. Il Tar, su ricorso del Comitato Legalità, stabilisce che le surroghe dei nuovi consiglieri comunali – favorita dal difensore civico Carlo Lio – sono “illegittime”. Quindi il Consiglio comunale non può operare. E il 12 luglio dalla Prefettura arriva una comunicazione: il Prefetto Saccone “ha avviato la procedura per lo scioglimento” del Consiglio comunale.
Si apre la strada per le elezioni amministrative.
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