Il Pnrr, i fondi europei, la città vivibile. L’accoglienza dei profughi ucraini. Le lunghe ricadute della pandemia. Ma anche le Consulte, i giovani, la Fondazione Palio, la ripresa delle attività culturali e di volontariato. A un anno e mezzo dall’insediamento della nuova Giunta tentiamo un primo bilancio. Con un occhio a maggioranza e minoranze consiliari Un anno e mezzo è trascorso dalle elezioni comunali che hanno portato alla guida di Legnano il sindaco Lorenzo Radice e la sua maggioranza composta da Pd e due liste civiche (Insieme per Legnano–Legnano popolare e riLegnano). Un periodo segnato dalla ripresa politica in città dopo le note vicende della Giunta Fratus e le conseguenze – sanitarie, sociali, economiche – della pandemia, che ha segnato in profondità anche Legnano. Tentiamo qui un primo bilancio del lavoro svolto dalla maggioranza e una lettura del ruolo delle minoranze. I progetti e le risorse Partendo dall’amministrazione, quello che in campagna elettorale suonava come un proposito condiviso da tutti i candidati sindaco, ossia la ricerca di ogni possibile occasione di finanziamento attraverso i bandi, ha incrociato una traiettoria storica quanto mai propizia. Gli oltre 20 milioni di euro che l’amministrazione legnanese si è assicurata nel 2021 potrebbero, addirittura, più che raddoppiare nei prossimi mesi. Questo significa garantire risorse adeguate per realizzare quel progetto di città vivibile, attenta alle esigenze del quotidiano e in grado di rigenerare i suoi spazi, che del programma di governo della Giunta Radice è un muro portante. A breve, il problema, per usare l’espressione in voga fra gli addetti ai lavori, sarà mettere a terra questo bendidìo, ossia trasformare le risorse in opere rispettando i tempi dettati dai diversi bandi (ora fissati al 2026 per il Pnrr). Cosa che non sarà facile se il personale dei settori investiti dall’imponente flusso di risorse dovesse restare quello che si occupava di gestire la normale mole di interventi. E allora, per scongiurare il rischio beffa – avere soldi che non si riescono a spendere –, al Governo il dovere di risolvere lo stato paradossale in cui versano gli enti locali: disponibilità per investimenti da New Deal roosveltiano e cappio così stretto alle spese correnti da sfiorare lo strangolamento. Profughi, modello a fisarmonica All’attivo l’amministrazione può vantare la gestione dell’emergenza dei profughi ucraini. Poche parole e molta sostanza sono seguite ai tavoli fra amministrazione, parrocchie, associazioni e forze dell’ordine: la città di Legnano, quale capofila, è stata fra le prime a siglare un protocollo d’intesa con la Prefettura di Milano per dare ospitalità a 150 profughi nei 22 Comuni dell’Alto Milanese secondo un modello “a fisarmonica”, ossia adattabile alle esigenze dettate dai flussi in entrata, e diffuso sul territorio. Istituzioni, privato sociale ma anche privati cittadini hanno così...
Posts made in aprile, 2022
Si intitola “Il soffio dello Spirito” il nuovo volume dello storico Giorgio Vecchio che ricostruisce la presenza dei cattolici nelle formazioni partigiane in numerosi Paesi europei contro i regimi di Hitler e Mussolini. Motivazioni religiose e morali si accompagnavano a sentimenti libertari e democratici. Ci furono forme di Resistenza “civile”accanto a quella operata con il ricorso alle armi Scrivere una storia comparata della presenza dei cattolici nelle Resistenze dei vari Paesi europei: un’impresa complessa, cui si è dedicato a lungo Giorgio Vecchio, già professore ordinario di Storia contemporanea all’Università di Parma, presidente del Comitato scientifico dell’Istituto Alcide Cervi e di quello della Fondazione Don Primo Mazzolari. Vecchio, primo presidente di Polis, ha speso anni di studio sulla Resistenza in Italia, con una specifica attenzione al contributo dei cattolici. Ora vede la luce, alla vigilia del 25 aprile, Il soffio dello Spirito. Cattolici nelle Resistenze europee (Ed. Viella). Un volume basato su un’ampia storiografia in più lingue e sulla rilettura della stampa clandestina, oltre che di svariate testimonianze: ne emergono le vicende di Paesi come Francia, Belgio, Paesi Bassi, Germania, Austria, Cecoslovacchia, Polonia, e naturalmente Italia. La Resistenza, anzi le Resistenze sono state studiate e raccontate dai primi anni del dopoguerra fino a oggi. Quale la specificità di questo suo libro? È vero, possediamo biblioteche intere sulle diverse forme di Resistenza contro l’occupazione tedesca durante la seconda guerra mondiale. Però, quasi tutte non superano i rispettivi confini nazionali. In più, esistono gli ostacoli linguistici. I pochi volumi che hanno un orizzonte europeo (nel senso che trattano le vicende dei vari paesi) sono per lo più riassuntivi, oppure toccano problemi specifici, come per esempio, la politica anglo-americana o il contributo dei servizi segreti alleati. Io mi sono concentrato sul comportamento dei cattolici e sulle loro scelte resistenziali. Per questo motivo ho considerato unitariamente i paesi con una consistente o maggioritaria presenza di popolazione cattolica: quelli dell’Europa occidentale (Francia, Belgio, Paesi Bassi) e dell’Europa orientale (Polonia, Cecoslovacchia). A essi ho aggiunto ovviamente l’Italia, ma anche Germania e Austria, dove la Resistenza antinazista non ha avuto per lo più risvolti armati, ma si è mossa sul piano politico e morale. Ho escluso paesi di tradizione cattolica, ma saldamente ancorati alla politica tedesca (per es. Ungheria e Croazia). È possibile, storiograficamente, “comparare” le forze resistenziali al nazi-fascismo che hanno operato nei diversi Paesi europei? La comparazione è sempre possibile e però deve tener conto di molti fattori. Anzitutto un fattore cronologico, determinato dalle fasi dell’occupazione tedesca: la Polonia è invasa nel 1939, l’Europa occidentale nel 1940, l’URSS nel 1941, l’Italia nel 1943… Esiste poi una cronologia resistenziale differente: i polacchi cercano di organizzare subito uno Stato clandestino, di straordinario rilievo; in Francia, Belgio e...