Il direttore della rivista “Aggiornamenti sociali” di Milano si concentra sull’accordo intervenuto tra Salvini e Di Maio per dar vita all’esecutivo gialloverde. “È la versione ministeriale del ‘vaffa’ grillino”. Pagine severe quelle del gesuita (“spartizione per gratificare gli elettori”), che non risparmia stoccate agli altri partiti e leade.

Più che un progetto comune, l’accordo sembra riguardare la spartizione delle sfere di influenza, in modo che ciascuno possa portarsi a casa un risultato che gli permette di gratificare i propri elettori”: lo scrive padre Giacomo Costa, direttore della rivista “Aggiornamenti sociali”, nell’editoriale del nuovo numero (giugno-luglio 2018) dal titolo “Il vero ‘cambio epocale’? Ri-animare la nostra politica”. Al centro dell’attenzione compare il “Contratto per il governo di cambiamento” elaborato da Movimento 5 Stelle e Lega che, secondo l’autore, “rappresenta un condensato della cultura politica oggi prevalente”.

Per Costa l’accordo gialloverde comprende sette “snodi” della politica nazionale emersi a partire dall’avvento di Silvio Berlusconi e portati al successo anche da Matteo Renzi: la politica spettacolo (“i politici si trasformano in star mediatiche, all’inseguimento di un consenso che assume i connotati del gradimento in termini di audience, puntando quindi a piacere, affascinare e sedurre assai più che a proporre idee per il futuro del Paese”), il riduzionismo anti-intellettualistico, la fine delle ideologie, l’efficacia senza etica, l’insofferenza per il dissenso e i corpi intermedi, la politica “senza verità”, la tentazione dell’autoreferenzialità. Costa annota: “il cambiamento a cui è intitolato il contratto è la versione ‘ministeriale’ del ‘vaffa’ grillino (e per nulla alieno alla tradizione leghista), ma ha molto da spartire anche con il giovanilismo della rottamazione di Renzi, a cui i due attuali leader sono accomunati anche dal punto di vista generazionale”.

L’editoriale parla di “svalorizzazione” della politica. Aggiunge: “L’impressione è che proprio la composizione degli interessi sia il criterio che ha guidato la stesura del Contratto. Non c’è una reale mediazione e quindi nessuna autentica integrazione dei punti di vista dei due contraenti, per cui resta irrisolta la questione di come si concilia la drastica riduzione del carico fiscale (la flat tax leghista) con una serie di misure, anche di welfare, che non possono che far lievitare la spesa pubblica (a partire dal reddito di cittadinanza a 5 stelle)”. Interessi senza valori? Posizioni predefinite senza confronto/dibattito? Al n. 1 del Contratto è “sancito l’impegno ‘a non mettere in minoranza l’altra parte in questioni che per essa sono di fondamentale importanza’. Non è un caso allora – osserva il gesuita – che sulle questioni eticamente sensibili (fine vita, Dat, ecc.), rispetto alle quali è inevitabile un autentico lavoro di mediazione se le posizioni di partenza sono molto lontane, non ci sia nemmeno una parola”.

La parte finale del testo rimanda all’urgenza di “ri-animare” la politica, senza rimpianti per il passato, sostenendo semmai “la capacità della coscienza delle persone di riconoscere il bene e di esserne attratta”, capacità che “non si è spenta definitivamente”. Il che richiede in primo luogo “il lavoro culturale di narrare il bene”, “riuscendo a parlare alla gente e a comunicare una prospettiva profondamente umana che rimette al centro la fiducia, i legami e persino il punto di vista di chi è scartato: una volta che questa prospettiva sarà radicata nella società, la rincorsa al consenso obbligherà anche la politica ad adottarla”. La vera sfida “è trovare il linguaggio appropriato, in un’epoca in cui si sta spegnendo il richiamo del lessico dei valori e dei diritti, mentre è grande quello degli interessi, dei gusti e delle opportunità”.

Un secondo “filone” per ri-animare la politica è quello “dell’impegno diretto, della mobilitazione concreta e attiva per la tutela della dignità e dei diritti di tutti, su cui occorrerà probabilmente fare un passo in più”. “Anche in questo caso non partiamo da zero, ma da un capitale autenticamente sociale di tante iniziative di partecipazione e di lotta contro il degrado, contro la corruzione, la criminalità e le mafie di cui il nostro Paese è ricco”. Bisogna però evitare il rischio che si punti a un “bene” individualistico facendo sparire la dimensione “comune”. Per questo “la mobilitazione per la tutela di altri diventa anche una modalità di diffondere una cultura alternativa, che possa fare da contraltare a quella che ha ispirato il Contratto”.