Manca giusto un anno alla campagna elettorale per le Amministrative. Il centrodestra scalda i motori per tornare a Palazzo Malinverni; nel centrosinistra ci sono tanti interrogativi. Il voto di Milano, Busto Arsizio, Gallarate e Varese fornirà chiavi di lettura utili anche per le alleanze legnanesi

La scadenza delle Amministrative 2017 è ancora lontana ma a Legnano sono già iniziate le grandi manovre per delineare gli schieramenti che si contenderanno Palazzo Malinverni.

Per le forze politiche di centrodestra è fortissima la volontà di rivincita dopo la bruciante (e inaspettata) sconfitta del 2012 che aveva bruscamente interrotto un ventennale succedersi di Giunte colorate di verde e/o di azzurro. Prima il monocolore leghista della Giunta Turri (1993-1997), poi la prima Giunta Cozzi (1997-2002) con la Lega Nord all’opposizione, seguita dalla seconda Giunta Cozzi (2002-2007) che vide il ritorno in maggioranza del Carroccio; alleanza rinnovata con la Giunta Vitali (2007-2012). È perciò comprensibile che il centrodestra ambisca a consegnare alla storia una “parentesi” ritenuta anomala in una città storicamente moderata qual è Legnano.

Certo è che rispetto a quattro anni fa molte cose sono cambiate sotto il cielo della politica italiana e cittadina. Basta osservare gli scranni dei gruppi di minoranza per accorgersi dei mutamenti avvenuti: oggi il centrodestra è frazionato in più partiti: Forza Italia (1 consigliere), Ncd (2), Fratelli d’Italia (1), Lega Nord (1), Unione Italiana (1). Una suddivisione nata artificialmente come conseguenza degli smottamenti nazionali dei gruppi politici di riferimento, ma che non rispecchia la reale consistenza degli stessi sul territorio. È infatti innegabile che, in caso di voto, oggi i leghisti otterrebbero un risultato di tutto rispetto, Forza Italia sarebbe anni luce lontana dai fasti di un tempo; Ncd elettoralmente è un’incognita; mentre Fratelli d’Italia e Unione Italiana si spartirebbero le briciole.

Centrodestra: tattica e cautele

La cautela è però di rigore in uno scenario politico nazionale ancora fortemente in movimento. Tra un anno potremmo trovarci di fronte a nuovi equilibri e rapporti di forza.

È a partire da queste considerazioni che il centrodestra legnanese ha iniziato quelle che potremmo chiamare prove tecniche di alleanza.

Primo passo. Nessuna ipotesi di candidato a sindaco, almeno ufficialmente. Nei mesi scorsi sembrava che si stesse scaldando a bordo campo l’ex sindaco Maurizio Cozzi, ma tale ipotesi sembra tramontata, forse anche per la spada di Damocle chiamata Amga che incombe sulla testa dei precedenti vertici amministrativi e politici della partecipata, oggi risanata dopo la devastante gestione del passato.

Qualche settimana fa si era autocandidata la consigliera regionale della Lista Maroni, Carolina Toia. Sono subito partiti un paio di siluri dalla Lega Nord che hanno costretto la giovane consigliera a farsi da parte. Non che la candidatura sia del tutto tramontata, sia ben chiaro. Diciamo che è stata messa temporaneamente in naftalina in attesa di vedere che cosa maturerà in futuro. Per ora, è stato detto, il centrodestra intende lavorare sui programmi e poi, se sarà il caso, ragionare sul candidato sindaco.

Le aspettative della Lega Nord

Un passaggio decisivo saranno le prossime elezioni amministrative. Milano, Varese, Busto Arsizio e Gallarate saranno monitorate con grande attenzione per valutare le future strategie legnanesi. È evidente che se in queste città il centrodestra unito risultasse vincente, scatterebbe per imitazione un’analoga alleanza con candidato unico. In caso contrario molti giochi si riaprirebbero.

Resta però sullo sfondo la comprensibile voglia della Lega Nord di piazzare come sindaco un proprio uomo (o donna) quale principale forza politica del centrodestra. Un nome che circola con insistenza è quello di Franco Colombo, medico di base con trascorsi in An. Non è però da escludere che alla fine possa affermarsi una soluzione come quella che nel 1997 portò a tirar fuori da cilindro l’illustre sconosciuto avvocato Maurizio Cozzi che, per pochi voti, sconfisse al ballottaggio Salvatore Forte del centrosinistra. Una eventualità, questa, tutt’altro che peregrina se consideriamo che l’attuale Lega Nord “dura e pura” di stampo salviniano spaventa molti elettori moderati spingendoli verso lidi politici più rassicuranti. Chi potrebbe essere l’uomo, o la donna, del 2017? Difficile dirlo. Carolina Toia a quel punto potrebbe essere la classica soluzione di compromesso: donna, giovane, volto pulito, apparentemente estranea ai giochi di Palazzo, ben vista nei salotti che da sempre contano in città (anche se dal punto di vista amministrativo rappresenta un punto di domanda). In alternativa, il centrodestra potrebbe pescare in altri ambienti.

Tra i segnali di compattamento del centrodestra qualche commentatore ha inserito l’iniziativa congiunta “Una città da ricostruire”, dibattito svoltosi l’11 marzo alla sala convegni di via Marconi, alla presenza del candidato sindaco di Milano Stefano Parisi e alcuni esponenti locali e nazionali di Lega, Forza Italia, Ncd e Fratelli d’Italia. Ma al centro dell’attenzione c’era più Milano che la Città del Carroccio.

Nel centrosinistra parecchie incognite

Apparentemente meno complessa è la situazione all’interno del centrosinistra. Tutto dipende dall’eventuale ricandidatura di Alberto Centinaio. Il sindaco, ad oggi, non ha ancora sciolto l’enigma. In passato aveva affermato l’intenzione di non puntare a un secondo mandato. Un suo eventuale ripensamento potrebbe essere motivato dal desiderio di portare a termine il lavoro iniziato, consapevole che non bastano cinque anni per attuare il programma vasto e ambizioso elaborato dalla sua coalizione.

Succedere a vent’anni di ininterrotto governo di centrodestra non è stato facile, soprattutto in considerazione delle tante criticità trovate una volta aperti i cassetti. La rinnovata disponibilità di Centinaio contribuirebbe sicuramente a tenere unita la coalizione, che in caso contrario rischierebbe di entrare in un pericolo vortice centrifugo. Rischio presente all’interno dello stesso Pd, dove non mancano frange critiche che da tempo sono impegnate a mettere in difficoltà la Giunta. Non è da escludere che nei prossimi mesi i sedicenti “renziani” tentino qualche colpo ad effetto finalizzato ad alzare il prezzo nel caso in cui Centinaio dovesse propendere per la ricandidatura.

Altri problemi aperti all’interno del centrosinistra sono la scomparsa dell’Italia dei Valori (dove finiranno l’assessore, i due consiglieri, ma soprattutto i voti conquistati in passato?) e la presenza di due liste civiche che, non avendo partiti di riferimento, rischiano più di altri il naturale logoramento legato a un difficile ricambio generazionale: a loro semmai il compito di rinverdire lo “spirito del 2012”, con una carica umana e politica creativa che quattro anni fa contribuì notevolmente alla vittoria elettorale di “IoAmoLegnano”.

Cinque Stelle e “protestatori”

Al di fuori dei due tradizionali schieramenti politici, è certo che le prossime elezioni amministrative vedranno la solitaria presenza del Movimento Cinque Stelle, forse uno schieramento espressione della sinistra più radicale e di varie liste civiche. Sarà interessante verificare al momento opportuno a che cosa concretamente porterà il grande attivismo che oggi caratterizza alcuni promotori. C’è da sperare che si passi presto dalla protesta alla proposta perché è difficile ambire alla guida della città accomunati soltanto dalla volontà di mandare a casa chi oggi sta a Palazzo Malinverni.

E per chi da tempo afferma di aver già vinto le future elezioni (ambizione del tutto legittima) sarà anche necessario organizzare liste o partiti per partecipare alle elezioni, scrivere programmi elettorali, promuovere banchetti, attaccare manifesti e – infine – costruire un consenso reale e misurabile. Perché per conquistare Palazzo Malinverni servono sicuramente slogan, “comitati” di ogni genere, verbosità digitali: ma la democrazia impone pur sempre di raccogliere migliaia e migliaia voti.