L’associazione politico-culturale Polis Legnano ha rinnovato i propri vertici. Il nuovo Consiglio Direttivo, nominato dall’assemblea dei soci, risulta cosi composto: Paolo Baglioni, Giorgia Borsa, Giovanni Cattaneo, Anselmina Cerella, Leonora Vesco, Marco Zanaboni. Successivamente è stato nominato il Presidente nella persona di Saverio Clementi, giornalista, socio fondatore dell’associazione. Con questi nuovi vertici Polis entra ufficialmente nel suo 35° anno di vita, un periodo lungo e intenso di attività nel mondo dell’associazionismo culturale legnanese. In questi anni, ha offerto numerose occasioni di riflessione e di approfondimento a molte persone che hanno poi liberamente scelto di impegnarsi in vari ambiti professionali o della politica cittadini e oltre, a volte ricoprendo anche ruoli di primo piano. L’omonima rivista, che da 35 anni raggiunge molti legnanesi, ha accompagnato tutti i più importanti avvenimenti della vita amministrativa, sociale e culturale del territorio. “Il nostro costante punto di riferimento è sempre stato il cattolicesimo democratico – puntualizza il Presidente –. La recente assemblea dei soci si è interrogata sull’attualità del fare politica oggi rispetto ad un passato che non riesce più a coinvolgere le nuove generazioni. Si è trattato di un interessante confronto con alcuni giovani che hanno scelto diverse forme di impegno. La scommessa che vuole giocare Polis è di rendersi sempre più attrattiva nel solco di una tradizione che dura ininterrottamente da 35...
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L’associazione Polis piange la morte di mons. Carlo Galli. Per molti di noi è stato un sicuro punto di riferimento e per tutti un esempio di fedeltà al Vangelo. Ci ha lasciato nel giorno di San Francesco, una coincidenza che esalta la vicinanza agli ultimi che ha caratterizzato il ministero sacerdotale di don Carlo. A lui si deve l’ideazione delle riuscite Cattedre delle religioni e dei non credenti, iniziative culturali che hanno contributo ad aprire la Chiesa legnanese al mondo. Associazione...
La pace e le città: un binomio che in queste settimane in cui la televisione ci porta in casa le drammatiche immagini dei centri abitati dell’Ucraina distrutti dalle bombe può sembrare anacronistico. Eppure c’è stata un’epoca in cui alcuni “profeti” hanno lavorato per costruire la pace nel mondo creando “gemellaggi” tra le città. Tra questi, l’allora sindaco di Legnano Luigi Accorsi e Giorgio La Pira, lo storico sindaco di Firenze. A fare memoria di un’epoca in cu Legnano fu una delle principali fautrici in Italia di più stretti legami tra le città del mondo, quale base e strumento di una pace costruita dal basso, è un saggio dello storico Massimo De Giuseppe contenuto nel volume “Questioni sociali, vissuto religioso, proiezioni politiche”, pubblicato dalla editrice Ave di Roma per l’Istituto per la Storia dell’Azione Cattolica e del Movimento Cattolico in Italia Paolo VI. L’opera è curata dallo stesso De Giuseppe e dal collega Paolo Trionfini e il saggio si aggiunge ad altri sedici contributi scritti per onorare il lungo percorso professionale dello storico legnanese Giorgio Vecchio. La parte dedicata ai gemellaggi e al ruolo di Legnano sarà al centro di un incontro in programma giovedì 5 maggio 2022, alle ore 21, nella sala conferenze del Palazzo Leone da Perego. Saranno presenti Massimo De Giuseppe e Paolo Trionfini, oltre al professor Giorgio Vecchio e al nipote Andrea del sindaco Accorsi. L’iniziativa è una proposta culturale dell’associazione Polis. L’accurato lavoro di ricerca di De Giuseppe fa emergere il prezioso ed inedito ruolo svolto dall’ingegner Luigi Accorsi (1906-1976) negli anni in cui ricoprì la carica di primo cittadino, dal 1961 al 1975, caratterizzati da un fitto scambio epistolare con Giorgio La Pira, sindaco di Firenze. Oggetto delle missive il comune lavoro all’interno della Federazione mondiale delle città gemellate, fondata nel 1957, di cui La Pira assunse ben presto la presidenza. Legnano divenne sede della segreteria nazionale della Federazione e Accorsi si assunse il delicato compito di mediare tra le diverse sensibilità presenti al suo interno e nei rapporti con la politica nazionale. Uno dei principali ostacoli con cui i due sindaci dovettero scontrarsi fu l’apertura della Federazione a città appartenenti al blocco comunista. Erano gli anni della guerra fredda e per molti era impensabile superare le differenze ideologiche che allora dividevano il mondo. Accorsi fu eletto sindaco nel gennaio 1961 e uno dei suoi primi atti fu di avviare un esperimento di gemellaggio con la francese Colombes, situata nel dipartimento dell’Hauts-de Seine dell’Ile de France parigina. L’iniziativa volle caratterizzarsi “favorendo scambi di soggiorni per giovani nelle colonie estive e nelle famiglie, nonché alla comune partecipazione a esposizioni artistiche, incontri sportivi, incontri tra associazioni, viaggi di studio, e così via”. Grazie al suo impegno,...
Il Pnrr, i fondi europei, la città vivibile. L’accoglienza dei profughi ucraini. Le lunghe ricadute della pandemia. Ma anche le Consulte, i giovani, la Fondazione Palio, la ripresa delle attività culturali e di volontariato. A un anno e mezzo dall’insediamento della nuova Giunta tentiamo un primo bilancio. Con un occhio a maggioranza e minoranze consiliari Un anno e mezzo è trascorso dalle elezioni comunali che hanno portato alla guida di Legnano il sindaco Lorenzo Radice e la sua maggioranza composta da Pd e due liste civiche (Insieme per Legnano–Legnano popolare e riLegnano). Un periodo segnato dalla ripresa politica in città dopo le note vicende della Giunta Fratus e le conseguenze – sanitarie, sociali, economiche – della pandemia, che ha segnato in profondità anche Legnano. Tentiamo qui un primo bilancio del lavoro svolto dalla maggioranza e una lettura del ruolo delle minoranze. I progetti e le risorse Partendo dall’amministrazione, quello che in campagna elettorale suonava come un proposito condiviso da tutti i candidati sindaco, ossia la ricerca di ogni possibile occasione di finanziamento attraverso i bandi, ha incrociato una traiettoria storica quanto mai propizia. Gli oltre 20 milioni di euro che l’amministrazione legnanese si è assicurata nel 2021 potrebbero, addirittura, più che raddoppiare nei prossimi mesi. Questo significa garantire risorse adeguate per realizzare quel progetto di città vivibile, attenta alle esigenze del quotidiano e in grado di rigenerare i suoi spazi, che del programma di governo della Giunta Radice è un muro portante. A breve, il problema, per usare l’espressione in voga fra gli addetti ai lavori, sarà mettere a terra questo bendidìo, ossia trasformare le risorse in opere rispettando i tempi dettati dai diversi bandi (ora fissati al 2026 per il Pnrr). Cosa che non sarà facile se il personale dei settori investiti dall’imponente flusso di risorse dovesse restare quello che si occupava di gestire la normale mole di interventi. E allora, per scongiurare il rischio beffa – avere soldi che non si riescono a spendere –, al Governo il dovere di risolvere lo stato paradossale in cui versano gli enti locali: disponibilità per investimenti da New Deal roosveltiano e cappio così stretto alle spese correnti da sfiorare lo strangolamento. Profughi, modello a fisarmonica All’attivo l’amministrazione può vantare la gestione dell’emergenza dei profughi ucraini. Poche parole e molta sostanza sono seguite ai tavoli fra amministrazione, parrocchie, associazioni e forze dell’ordine: la città di Legnano, quale capofila, è stata fra le prime a siglare un protocollo d’intesa con la Prefettura di Milano per dare ospitalità a 150 profughi nei 22 Comuni dell’Alto Milanese secondo un modello “a fisarmonica”, ossia adattabile alle esigenze dettate dai flussi in entrata, e diffuso sul territorio. Istituzioni, privato sociale ma anche privati cittadini hanno così...
Si intitola “Il soffio dello Spirito” il nuovo volume dello storico Giorgio Vecchio che ricostruisce la presenza dei cattolici nelle formazioni partigiane in numerosi Paesi europei contro i regimi di Hitler e Mussolini. Motivazioni religiose e morali si accompagnavano a sentimenti libertari e democratici. Ci furono forme di Resistenza “civile”accanto a quella operata con il ricorso alle armi Scrivere una storia comparata della presenza dei cattolici nelle Resistenze dei vari Paesi europei: un’impresa complessa, cui si è dedicato a lungo Giorgio Vecchio, già professore ordinario di Storia contemporanea all’Università di Parma, presidente del Comitato scientifico dell’Istituto Alcide Cervi e di quello della Fondazione Don Primo Mazzolari. Vecchio, primo presidente di Polis, ha speso anni di studio sulla Resistenza in Italia, con una specifica attenzione al contributo dei cattolici. Ora vede la luce, alla vigilia del 25 aprile, Il soffio dello Spirito. Cattolici nelle Resistenze europee (Ed. Viella). Un volume basato su un’ampia storiografia in più lingue e sulla rilettura della stampa clandestina, oltre che di svariate testimonianze: ne emergono le vicende di Paesi come Francia, Belgio, Paesi Bassi, Germania, Austria, Cecoslovacchia, Polonia, e naturalmente Italia. La Resistenza, anzi le Resistenze sono state studiate e raccontate dai primi anni del dopoguerra fino a oggi. Quale la specificità di questo suo libro? È vero, possediamo biblioteche intere sulle diverse forme di Resistenza contro l’occupazione tedesca durante la seconda guerra mondiale. Però, quasi tutte non superano i rispettivi confini nazionali. In più, esistono gli ostacoli linguistici. I pochi volumi che hanno un orizzonte europeo (nel senso che trattano le vicende dei vari paesi) sono per lo più riassuntivi, oppure toccano problemi specifici, come per esempio, la politica anglo-americana o il contributo dei servizi segreti alleati. Io mi sono concentrato sul comportamento dei cattolici e sulle loro scelte resistenziali. Per questo motivo ho considerato unitariamente i paesi con una consistente o maggioritaria presenza di popolazione cattolica: quelli dell’Europa occidentale (Francia, Belgio, Paesi Bassi) e dell’Europa orientale (Polonia, Cecoslovacchia). A essi ho aggiunto ovviamente l’Italia, ma anche Germania e Austria, dove la Resistenza antinazista non ha avuto per lo più risvolti armati, ma si è mossa sul piano politico e morale. Ho escluso paesi di tradizione cattolica, ma saldamente ancorati alla politica tedesca (per es. Ungheria e Croazia). È possibile, storiograficamente, “comparare” le forze resistenziali al nazi-fascismo che hanno operato nei diversi Paesi europei? La comparazione è sempre possibile e però deve tener conto di molti fattori. Anzitutto un fattore cronologico, determinato dalle fasi dell’occupazione tedesca: la Polonia è invasa nel 1939, l’Europa occidentale nel 1940, l’URSS nel 1941, l’Italia nel 1943… Esiste poi una cronologia resistenziale differente: i polacchi cercano di organizzare subito uno Stato clandestino, di straordinario rilievo; in Francia, Belgio e...
Quindici associazioni che si ispirano alle culture politiche dei “padri costituenti” hanno diffuso un documento per “ragionare sul profilo” del futuro Presidente della Repubblica, che sarà eletto a gennaio per sostituire Mattarella. Puntuale l’elenco delle caratteristiche necessarie e una precondizione essenziale: “l’integrità personale attestata da una biografia specchiata” A gennaio il Parlamento italiano sarà convocato per eleggere il nuovo Capo dello Stato, che succederà a Sergio Mattarella. Eletto il 31 gennaio 2015, presta giuramento il 3 febbraio successivo, divenendo così il dodicesimo Presidente della Repubblica italiana. I “grandi elettori” (senatori, deputati e rappresentanti delle regioni) dovranno scegliere una personalità di alto profilo istituzionale che possa degnamente rappresentare tutti gli italiani. Una figura equilibrata, di assoluta e specchiata moralità, che sia anzitutto garante della Costituzione e “arbitro” della vita politica. Scelta non facile, dunque. Anche perché occorrerà trovare una persona che sostituisca un grande Presidente come si è rivelato Sergio Mattarella. Ragionamenti, non chiacchiericcio In vista del rinnovo della più alta carica dello Stato, quindici fondazioni, centri culturali e associazioni che si ispirano alle culture politiche dei padri costituenti, hanno recentemente diffuso un documento che ha per obiettivo dichiarato quello di “ragionare sul profilo del/della Presidente della Repubblica, l’opposto dello stucchevole chiacchiericcio sul toto nomi”. “Abbiamo apprezzato e apprezziamo il Presidente Mattarella e auspichiamo che chi gli succederà si situi nel solco dell’interpretazione dell’alto mandato da lui offerta”, esordisce il testo. “In un tempo contrassegnato da esuberanti fantasie in tema di riforme costituzionali, noi invece ci riconosciamo nel dettato della Carta circa natura e compiti del capo dello Stato, nonché nella modalità della sua elezione affidata al Parlamento integrato con i rappresentanti delle Regioni”. Fantasie ne sono peraltro già circolate a sufficienza anche sui nomi. Qualcuno più che dignitoso, qualcun altro discutibile… Finalmente si sono anche sentiti nomi di donna (ma non basta fare nomi, bisogna poi votare!). Tra i nomi di fantasia dobbiamo immaginare che ci sia anche quello dell’ex premier Silvio Berlusconi. Ma non si sa mai. Avviare un reale confronto pubblico Interessante l’elenco dei firmatari: Associazione Città dell’uomo, fondata da Giuseppe Lazzati (Milano), Agire Politicamente (Roma), Centro di Ricerca e Documentazione Luigi Einaudi (Torino), Centro per la Riforma dello Stato (Roma), Centro Studi Giovanni Marcora (Inveruno – Milano), Circolo Carlo Rosselli (Milano), Comitati Dossetti per la Costituzione, Fondazione Achille Grandi (Roma), Fondazione Lelio e Lisli Basso (Roma), Fondazione Nilde Iotti (Roma), Istituto Alcide De Gasperi (Bologna), Istituto Nazionale Ferruccio Parri (Milano), Istituto Vittorio Bachelet (Roma), Movimento Europeo Italia (Roma), Rosa Bianca (Milano). Le realtà firmatarie, espressione del mondo cattolico e laico, si augurano anzitutto “che la discussione circa non già la concreta persona, bensì il profilo del/della Presidente che a breve succederà a Mattarella, non sia esclusivo appannaggio del ceto politico-parlamentare, bensì...