Successi, qualche ostacolo e nodi da sciogliere Cosa è accaduto in Comune e in città dalla fine di giugno 2017, quando il centrodestra ha assunto la guida di Legnano? Non è ancora tempo per tracciare bilancio dell’azione della Giunta, ma si possono ripercorre questi mesi alla ricerca di vere o presunte “discontinuità”. Anche con uno sguardo agli assessori (un cambio in Giunta sembra imminente) e uno ai consiglieri «Far capire alla gente che l’amministrazione è cambiata»: ha appena giurato da sindaco Gianbattista Fratus e, il 27 giugno 2017, indica la discontinuità quale stella polare. Detto fatto: le comunicazioni dal Palazzo rendicontano puntuali ogni operazione della Polizia locale. L’argomento sicurezza è stato la chiave per riaprire al centrodestra le porte del municipio, l’argomento sicurezza comincia un’opera di blindatura che continua oggi. Ma se Legnano è sugli scudi per il primo Daspo urbano in Italia verso un nigeriano reo di accattonaggio molesto, Fratus zoppica per formare la giunta. Un mese dura il braccio di ferro per il terzo assessore donna in quota Forza Italia. E non è questione di sesso debole, piuttosto di assessori forti: la Lega Nord non vuole in giunta, magari alle Partecipate, quella Chiara Lazzarini cui la Procura di Busto Arsizio ha appena notificato, insieme con tutti gli ex amministratori di Amga, un decreto penale (15mila euro di multa per false comunicazioni sul bilancio 2012; il tutto finito di recente nel nulla per prescrizione dei termini). A un mese dal voto Fratus nominerà Laura Venturini (Forza Italia) alle Opere pubbliche, Gianluca Alpoggio (il leghista più contrario a Lazzarini) all’Assetto e gestione del territorio tenendo per sé le Partecipate. Amga prima grana Partecipate, Amga in testa, che significano grane: lo si capisce quando il Movimento 5 Stelle consegna a Fratus un dossier di accuse anonime su assunzioni pilotate e profumate consulenze nell’ex municipalizzata. L’esame è lungo; ci pensa una disastrosa conferenza stampa di fine anno a far saltare il banco. Le dichiarazioni del sindaco portano alle dimissioni del presidente Gianni Geroldi e del CdA. I soci di minoranza della SpA sono contro Legnano; la tensione sale dopo le nomine del board il 26 febbraio 2018. A Catry Ostinelli, presidente designata da Legnano e sponsorizzata dal tandem Cozzi-Lazzarini, riesce il miracolo al contrario: dalla nomina al momento in cui stendiamo queste note (1 luglio) è apparsa sui media ai cittadini una volta per commentare in sei righe il bilancio 2017. Nel frattempo procede l’iter per l’impianto Forsu, il teleriscaldamento aspetta, è stato varato un secondo piano di salvataggio per Amga Sport. Bilancio senza clamori Maurizio Cozzi, per 15 anni ai rubinetti del Palazzo, è tornato dopo un lustro. Smaltite le polemiche sulla consistenza della quota di avanzo per investimenti, Cozzi...
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“Più che un progetto comune, l’accordo sembra riguardare la spartizione delle sfere di influenza, in modo che ciascuno possa portarsi a casa un risultato che gli permette di gratificare i propri elettori”: lo scrive padre Giacomo Costa, direttore della rivista “Aggiornamenti sociali”, nell’editoriale del nuovo numero (giugno-luglio 2018) dal titolo “Il vero ‘cambio epocale’? Ri-animare la nostra politica”. Al centro dell’attenzione compare il “Contratto per il governo di cambiamento” elaborato da Movimento 5 Stelle e Lega che, secondo l’autore, “rappresenta un condensato della cultura politica oggi prevalente”. Per Costa l’accordo gialloverde comprende sette “snodi” della politica nazionale emersi a partire dall’avvento di Silvio Berlusconi e portati al successo anche da Matteo Renzi: la politica spettacolo, il riduzionismo anti-intellettualistico, la fine delle ideologie, l’efficacia senza etica, l’insofferenza per il dissenso e i corpi intermedi, la politica “senza verità”, la tentazione dell’autoreferenzialità. Costa annota: “il cambiamento a cui è intitolato il contratto è la versione ‘ministeriale’ del ‘vaffa’ grillino (e per nulla alieno alla tradizione leghista), ma ha molto da spartire anche con il giovanilismo della rottamazione di Renzi, a cui i due attuali leader sono accomunati anche dal punto di vista generazionale”. L’editoriale parla di “svalorizzazione” della politica. Aggiunge: “L’impressione è che proprio la composizione degli interessi sia il criterio che ha guidato la stesura del Contratto. Non c’è una reale mediazione e quindi nessuna autentica integrazione dei punti di vista dei due contraenti, per cui resta irrisolta la questione di come si concilia la drastica riduzione del carico fiscale (la flat tax leghista) con una serie di misure, anche di welfare, che non possono che far lievitare la spesa pubblica (a partire dal reddito di cittadinanza a 5 stelle)”. La parte finale del testo rimanda all’urgenza di “ri-animare” la politica, senza rimpianti per il passato, sostenendo semmai “la capacità della coscienza delle persone di riconoscere il bene e di esserne attratta”, capacità che “non si è spenta definitivamente”. Il che richiede “il lavoro culturale di narrare il bene” e un secondo “filone”, quello “dell’impegno diretto, della mobilitazione concreta e attiva per la tutela della dignità e dei diritti di tutti, su cui occorrerà probabilmente fare un passo in...
«Propaganda e promesse. Ma ora governino» Un giudizio – inevitabilmente di parte – sul primo Bilancio di previsione della nuova Amministrazione. L’ex vicesindaco, dopo un esame ai raggi X dei conti del Comune, segnala cosa funziona e cosa non va. «C’è una contraddizione di fondo fra l’eccesso di promesse elettorali e gli spazi finanziari necessari per rispettarle». Dubbi su biblioteca, tasse e lievitazione della spesa Il Consiglio comunale di Legnano ha approvato, a inizio marzo, il primo Bilancio di previsione della Giunta Fratus. I media locali ne hanno illustrato i contenuti. Ora abbiamo posto alcune domande a chi di numeri s’intende: Pier Antonio Luminari, vicesindaco e assessore al Bilancio della passata Giunta Centinaio. Può fornire un giudizio sintetico sul primo Bilancio preventivo del sindaco Fratus? Se avessi dato ascolto solo alla voce della propaganda dell’attuale maggioranza, ispirata da una volontà costantemente autocelebrativa e da una contrapposizione viscerale alle politiche e ai bilanci della passata maggioranza, il giudizio sarebbe stato pregiudizialmente negativo. Invece, dopo avere letto con attenzione tutti gli atti del bilancio, il giudizio diviene più articolato, tanto da arrivare a condividerne una parte significativa. Mi riferisco alla sua struttura portante, che sembra copiata dai bilanci della passata maggioranza. Rimane comunque una parte residua che contiene scelte o indirizzi assolutamente non condivisibili. Cosa intende per “struttura portante” del bilancio? Mi riferisco alle parti relative a scelte di natura strategica, come gli obiettivi del triennio, i criteri di finanziamento della gestione corrente e degli investimenti, le priorità per gli investimenti, la quasi totalità del Piano triennale delle opere, dopo che sono state ridimensionate a studi di fattibilità le opere velleitarie della cittadella dello sport nella ex caserma e del polo culturale ed artistico nella ex Manifattura. Inoltre mi riferisco al ricorso all’avanzo e alle vituperate “alienazioni virtuali” per i nuovi investimenti del triennio, ai volumi di risorse finanziarie destinate agli investimenti, alla stragrande maggioranza degli obiettivi del Dup, ovvero il Documento unico di programmazione, nel triennio. Che cosa non condivide? Al di là delle buone intenzioni dichiarate, ritengo che ci sia una contraddizione di fondo fra l’eccesso di promesse elettorali e gli spazi finanziari necessari per rispettarle. La contraddizione riguarda le grandi opere, la riduzione delle tasse, il maggiore sostegno anche finanziario alle associazioni e il potenziamento di alcuni servizi. Il Bilancio cerca di uscire dalla contraddizione facendo una sfrontata marcia indietro sulle promesse! Tre delle grandi opere vengono ridimensionate a indefiniti studi di fattibilità, lasciando in vita solo l’agognata nuova biblioteca. La riduzione delle tasse viene ridimensionata e trasformata in una futura rimodulazione delle aliquote; cioè qualcuno pagherà di più per far pagare di meno a qualcun altro; il bello verrà quando i cittadini sapranno chi dovrà pagare di...
I timori per la vittoria euroscettica Le elezioni hanno messo in luce – sottolinea Enzo Pezzini – un Paese più lontano dall’Europa. L’Ue è chiamata a rinnovarsi, ma ora s’intravvede il rischio di un isolamento di Roma rispetto al progetto comunitario. Lo studioso italiano che vive a Bruxelles valuta il nodo-immigrazione e il peso della crisi economica. Dopo il voto del 4 marzo l’Italia è sotto i riflettori europei. Le letture del voto che si sono avute in sede nazionale in genere non hanno trovato corrispondenza in quelle – piuttosto preoccupate – prodotte a Bruxelles, a Berlino o a Parigi. Ne parliamo con Enzo Pezzini, ricercatore associato del Centre de Recherche en Science Politique – Université Saint-Louis di Bruxelles, collaboratore scientifico dell’Université Catholique di Lovanio e docente alla facoltà di Scienze sociali ed economiche dell’Institut Catholique di Parigi. Visto dall’Europa, quali riflessioni alimenta il voto italiano? Il risultato le sembra in linea con altre elezioni svoltesi in Paesi Ue? Innanzitutto c’è molta sorpresa, per la dimensione dei risultati e perché si tratta di un primo caso nel quale un grande Paese fondatore dell’Unione vede uscire dalle urne una maggioranza “antisistema” ed euroscettica. Finora nelle elezioni degli altri grandi Paesi, in Francia o in Germania, pur in presenza di forze “antieuropeiste” o di estrema destra (anche consistenti) queste non avevano prevalso. C’è poi la difficoltà a “classificare” il Movimento Cinquestelle, rispetto agli altri partiti europei “potenzialmente assimilabili”. Infatti non si può paragonare al Front National francese (più vicino alla Lega), nemmeno a Ukip inglese (anche se siedono nello stesso gruppo al Parlamento europeo), né a Podemos spagnolo. In effetti c’è poi da constatare una persistente continuità, un’onda lunga che sta traversando l’Europa, lo abbiamo visto con il Brexit nel Regno Unito, la destra islamofoba di Geert Wilder in Olanda, la Polonia del partito Diritto e giustizia, l’Ungheria di Viktor Orban, la Repubblica Ceca di Milos Zeman, l’Austria di Sebastian Kurz e le turbolenze catalane, ma se allarghiamo lo sguardo oltre oceano possiamo vedere lo stesso nell’elezione di Trump negli Usa. È un fenomeno che deve far riflettere e osservo come anche il linguaggio è cambiato: si semplificano realtà oggettivamente complesse, si ricorre a slogan che fanno presa, si alimenta la paura più che la riflessione. Le cosiddette forze sovraniste ed eurocritiche, che stanno avendo buoni risultati in tutta Europa, ottengono dunque vasti consensi anche fra gli elettori italiani. Quali, a suo avviso, le ragioni? Ci sono molti fattori che hanno portato una maggioranza di elettori a questa situazione di risentimento nei confronti dell’Europa, dopo essere stata l’Italia da sempre uno dei Paesi più euroentusiasti. Possiamo identificare l’inizio di questa trasformazione negli anni ’90 con l’applicazione dei criteri di Maastricht, che...
Quello che i numeri suggeriscono alla politica Il voto per rinnovare Camera, Senato e Regione Lombardia parla di un indubbio successo del Movimento 5 Stelle e, nel centrodestra, di un’avanzata della Lega, che sopravanza Forza Italia. Il Pd esce sconfitto a livello nazionale. Ma una paziente rilettura dei dati legnanesi mostra anche altre dinamiche e persino qualche sorpresa. Comunque ora il paese ha bisogno di un governo serio Il giorno dopo le elezioni del 4 marzo è partita la corsa al titolo più roboante: fine della seconda Repubblica; fine dei partiti; fine di un’era. Tutti presi a commentare uno smottamento andando alla ricerca di un capro espiatorio, tendenzialmente Renzi e il Partito democratico… Perché è sempre facile prendersi una rivincita sulle persone (impressionante vedere le facce tronfie e sentire i toni sprezzanti di alcuni giornalisti in passato costretti a subire le risposte dure o ironiche dello stesso Renzi) e comodo proporre facili spiegazioni che stanno dentro un bel titolo o un breve post, per acchiappare più click e più “like”. Torna la prima Repubblica? Si tratta ora, da parte dei commentatori (e magari degli stessi elettori), di porre altrettanta passione e impegno nell’approfondire come e a quali condizioni le forze parlamentari potranno giungere a delle mediazioni politiche e programmatiche, e come il Presidente Mattarella possa trovare la quadra per la formazione di un governo. Perché una cosa è certa: se davvero è finita la seconda Repubblica, la legge elettorale al ribasso che i partiti in campo hanno generato con i loro assurdi veti incrociati, ci sta riportando di corsa alla prima Repubblica, almeno per un paio di aspetti. Primo: per formare un governo la tanto disprezzata mediazione politica sta ritornando in auge (e con essa il lavoro di mediatori, tessitori, facilitatori… e compagnie cantanti); secondo: nella democrazia dei leader, si sta profilando seriamente la necessità di trovare una guida che non sia nessuno dei “leader” che hanno condotto la campagna elettorale. E così, passato Gentiloni, potremmo trovarci al secondo governo dopo vent’anni presieduto nuovamente da un “primo ministro” e non più da un “premier”… proprio come ai vecchi tempi! Chi sale e chi scende Ma cosa ci dice il nostro osservatorio legnanese rispetto ai movimenti in atto? Si tratta davvero di sconvolgimento o le ultime elezioni hanno visto “solo” un rafforzamento di trend già in atto? Per vedere cosa sia cambiato, ragioniamo per una volta sui numeri assoluti e non sulle percentuali. Per semplificare al massimo il ragionamento abbiamo accorpato tutti voti in tre raggruppamenti –centrosinistra, centrodestra e 5 stelle – e abbiamo calcolato le variazioni tra gli esiti del voto 2013-2018 per la Camera dei Deputati e per la Regione. Il quadro che emerge non è quello di...
Il nuovo numero della rivista associativa Ampia parte del nuovo numero della rivista Polis Legnano, in uscita questa settimana, è dedicata all’analisi e interpretazione dei risultati elettorali del 4 marzo, con l’intento di scorgere indicazioni e dinamiche per comprendere le trasformazioni della politica italiana. “Le sorprese – si legge nel periodico associativo – non mancano in un’era segnata dal web, dalle paure diffuse, da un malessere sociale che spesso si esprime col dar credito a populismi e a inutili promesse di leader senza scrupoli”. Tre temi legnanesi vengono affrontati con altrettanti articoli: l’azione popolare in corso per stoppare il progetto dell’Amministrazione di costruire ex novo la biblioteca nel parco “Falcone e Borsellino”; il bilancio comunale (intervista con l’ex assessore Piero Luminari); la proposta di corsi prematrimoniali per le nozze civili, avanzata dall’associazione “Famiglia ti ascolto” e dal Comune. Altri due articoli si concentrano sul fenomeno del bullismo, sempre sulle prime pagine dei giornali e grave problema sociale che si diffonde a macchia d’olio, specie tra i giovanissimi. Seguono un’intervista sulla giustizia (Lucia Castellano, già direttrice della Casa di reclusione di Bollate), un articolo in cui parla Liliana Segre, neo senatrice a vita, due articoli sulla storia e l’arte del Duomo di Milano, con un libro dello storico canegratese Paolo Grillo e le 150 statue della cattedrale “replicate” dallo scultore Nicola Gagliardi. Infine un “pezzo” sul Sinodo che la Chiesa ambrosiana ha in corso sulla presenza di cattolici di origine straniera nelle parrocchie della diocesi, tema sul quale sta lavorando anche la Chiesa...