Dai Comuni circostanti serve un fronte unitario per impedire che ancora una volta si maltratti un territorio che per discariche, consumo di suolo, traffico ha già dato tutto quello che poteva. Rescaldina si mobilita. La nuova giunta cerrese cosa farà? E da Legnano nessuna presa di posizione ufficiale

Si torna purtroppo a parlare della discarica di Cerro Maggiore. Sembra incredibile ai più, a Rescaldina, ma soprattutto a Cerro Maggiore la reazione è davvero di incredulità, come se stesse succedendo qualcosa che ormai non si riteneva più possibile, una cosa impensabile.

La discarica dei suicidi, delle puzze insopportabili sul territorio di ben tre comuni, delle fiammelle accese dal biogas nei campi, la discarica chiusa definitivamente nel 1995 dopo tante lotte, dopo presidi durati mesi, giorno e notte nelle tende, potrebbe riaprire per riempire il buco rimasto lì a fianco, quel buco che prima del 2000 si era detto non avrebbe ricevuto più nessun tipo di rifiuto.

La vicenda si era chiusa nel 1995 quando la Regione aveva messo finalmente la parola “fine” ad una discarica, vicina alle case, che da diversi anni raccoglieva tutti i rifiuti del milanese, Milano compresa. Lo spettro dell’emergenza rifiuti aveva contribuito a mantenere aperto un sito malgrado le proteste dei cittadini, che diventavano via via sempre più forti fino a diventare talmente assordanti da indurre l’ex presidente regionale Roberto Formigoni a decidere per la chiusura di una discarica la cui proprietà era riconducibile, secondo i giornali, al fratello di quel Silvio Berlusconi che era da pochi anni “sceso in campo” e assicurava la tenuta della maggioranza che aveva eletto proprio lo stesso Formigoni allo scranno più alto del Pirellone a Milano.

Della discarica e del suo destino poi negli anni non si è più parlato, tranne per qualche notizia di giornale relativa alle visite che si diceva Paolo Berlusconi facesse ai sindaci di Cerro e Rescaldina (la discarica è per una cinquantina di metri anche sul territorio rescaldinese) per “sondare” il terreno circa il futuro, non tanto della discarica ma soprattutto di quel buco da centinaia di migliaia di metri cubi che in qualche modo andava riempito.

In realtà, però, senza che i mezzi di informazione ne dessero grande pubblicità, nel 2010 i sindaci Antonio Lazzati a Cerro Maggiore e Paolo Magistrali a Rescaldina firmarono una convenzione che permetteva alla proprietà della discarica di riempire la cava con “rocce e terre da scavo” per poi completarne la rinaturalizzazione entro il 2017. Si trattava di una missione impossibile: le rocce e terre da scavo sono un materiale infatti particolarmente raro. Possono arrivare solamente da cantieri che scavano e contestualmente conferiscono al sito di stoccaggio (altrimenti diventerebbero rifiuti), e soprattutto dipendono dal mercato edilizio e delle grandi opere pubbliche. Nel 2010 però la crisi economica ed edilizia era già scoppiata e quindi un materiale già raro di fatto è risultato essere di ancora più difficile reperibilità. Come ampiamente prevedibile, nel tempo previsto per il riempimento e la rinaturalizzazione è stato riempito soltanto 1/150 (un centocinquantesimo) del volume da riempire e oggi il buco si presenta come nel lontano 1995.

Da qui la nuova richiesta di conferimento per riempirlo con “rifiuti non pericolosi”, dove per rifiuti non pericolosi non si intendono rifiuti senza sostanze nocive, ma rifiuti che contengono queste sostanze in quantità inferiore a una certa soglia.
Immaginiamo il traffico, immaginiamo le sostanze stoccate, immaginiamo che poi non si riesca a riempire: chi poi potrà porre un freno a nuovi conferimenti? La legge sulle discariche pone dei limiti, il primo dei quali è sulla quantità dei rifiuti conferiti rispetto al totale degli abitanti calcolati su due comuni confinanti. Questo calcolo impedirebbe già di per sé nuovi conferimenti se venisse fatto, come ragionevolmente andrebbe fatto, sui comuni di Cerro e Rescaldina (Rescaldina confina anche con una delle discariche più grandi di Europa, quella di Gerenzano), ma nulla vieta, se ci fosse l’assenso dei comuni interessati, che il calcolo venga fatto considerando un altro comune confinate come per esempio Legnano che invece sul suo territorio di discariche non ne ha.

Legnano cosa pensa della faccenda? Fino al momento di andare in stampa nessuna parola ufficiale è stata spesa dall’Amministrazione legnanese malgrado l’appello del sindaco di Rescaldina Michele Cattaneo ad affiancarlo in questa che sarà la sfida con cui concluderà il suo mandato.
Mai come in questo caso è necessario che i Comuni costituiscano un fronte unitario per impedire che ancora una volta si maltratti un territorio che per discariche, consumo di suolo, traffico ha davvero già dato tutto quello che poteva dare.