Il nuovo Capo dello Stato: una persona perbene,equilibrata, garante della Carta costituzionale

Quindici associazioni che si ispirano alle culture politiche dei “padri costituenti” hanno diffuso un documento per “ragionare sul profilo” del futuro Presidente della Repubblica, che sarà eletto a gennaio per sostituire Mattarella. Puntuale l’elenco delle caratteristiche necessarie e una precondizione essenziale: “l’integrità personale attestata da una biografia specchiata”

A gennaio il Parlamento italiano sarà convocato per eleggere il nuovo Capo dello Stato, che succederà a Sergio Mattarella. Eletto il 31 gennaio 2015, presta giuramento il 3 febbraio successivo, divenendo così il dodicesimo Presidente della Repubblica italiana. I “grandi elettori” (senatori, deputati e rappresentanti delle regioni) dovranno scegliere una personalità di alto profilo istituzionale che possa degnamente rappresentare tutti gli italiani. Una figura equilibrata, di assoluta e specchiata moralità, che sia anzitutto garante della Costituzione e “arbitro” della vita politica. Scelta non facile, dunque. Anche perché occorrerà trovare una persona che sostituisca un grande Presidente come si è rivelato Sergio Mattarella.

 

Ragionamenti, non chiacchiericcio

In vista del rinnovo della più alta carica dello Stato, quindici fondazioni, centri culturali e associazioni che si ispirano alle culture politiche dei padri costituenti, hanno recentemente diffuso un documento che ha per obiettivo dichiarato quello di “ragionare sul profilo del/della Presidente della Repubblica, l’opposto dello stucchevole chiacchiericcio sul toto nomi”.

“Abbiamo apprezzato e apprezziamo il Presidente Mattarella e auspichiamo che chi gli succederà si situi nel solco dell’interpretazione dell’alto mandato da lui offerta”, esordisce il testo. “In un tempo contrassegnato da esuberanti fantasie in tema di riforme costituzionali, noi invece ci riconosciamo nel dettato della Carta circa natura e compiti del capo dello Stato, nonché nella modalità della sua elezione affidata al Parlamento integrato con i rappresentanti delle Regioni”.

Fantasie ne sono peraltro già circolate a sufficienza anche sui nomi. Qualcuno più che dignitoso, qualcun altro discutibile… Finalmente si sono anche sentiti nomi di donna (ma non basta fare nomi, bisogna poi votare!). Tra i nomi di fantasia dobbiamo immaginare che ci sia anche quello dell’ex premier Silvio Berlusconi. Ma non si sa mai.

 

Avviare un reale confronto pubblico

Interessante l’elenco dei firmatari: Associazione Città dell’uomo, fondata da Giuseppe Lazzati (Milano), Agire Politicamente (Roma), Centro di Ricerca e Documentazione Luigi Einaudi (Torino), Centro per la Riforma dello Stato (Roma), Centro Studi Giovanni Marcora (Inveruno – Milano), Circolo Carlo Rosselli (Milano), Comitati Dossetti per la Costituzione, Fondazione Achille Grandi (Roma), Fondazione Lelio e Lisli Basso (Roma), Fondazione Nilde Iotti (Roma), Istituto Alcide De Gasperi (Bologna), Istituto Nazionale Ferruccio Parri (Milano), Istituto Vittorio Bachelet (Roma), Movimento Europeo Italia (Roma), Rosa Bianca (Milano).

Le realtà firmatarie, espressione del mondo cattolico e laico, si augurano anzitutto “che la discussione circa non già la concreta persona, bensì il profilo del/della Presidente che a breve succederà a Mattarella, non sia esclusivo appannaggio del ceto politico-parlamentare, bensì divenga oggetto di pubblico confronto. Questo, sia perché si tratta della figura istituzionale nella quale sarebbe bene che il Paese stesso si riconoscesse sia per il rilievo pratico crescente che essa ha acquisito nel tempo”. Si vorrebbe così evitare che la scelta del successore di Sergio Mattarella venga consegnata a “logiche minori o strumentali: le convenienze di parte, le ambizioni personali, i giochi di palazzo, le manovre su un’eventuale anticipazione delle elezioni politiche”.

 

Solido ancoraggio alla Costituzione

Quali, dunque, il profilo e i caratteri del prossimo capo dello Stato? “In estrema sintesi, diremmo così: una persona che fedelmente corrisponda alla funzione assegnatale dalla Costituzione vigente. Non è scontato in una stagione nella quale si evocano confusi modelli gollisti e si teorizza la fungibilità tra ruoli ai vertici dello Stato, che vanno invece tenuti nitidamente distinti”. Proprio l’ancoraggio a ciò che prescrive la Costituzione – “la sola Costituzione che vale, quella scritta, contro la fuorviante distinzione tra cosiddetta Costituzione formale e indefinita Costituzione materiale” – suggerisce “due corollari: l’inopportuna previsione di un secondo mandato al Presidente in scadenza e il rifiuto di malcelate suggestioni presidenzialiste o semipresidenzialiste ‘di fatto’ che, con sorprendente leggerezza, sono state apertamente prospettate persino da esponenti del governo”. Un secondo mandato al Presidente uscente è stato peraltro già escluso più volte dal diretto interessato. Il testo specifica: “Nella mens dei Costituenti, che pure non hanno formalmente stabilito il divieto di un secondo mandato, la sua durata settennale, a scavalco dei cinque anni delle legislature, sottintende che la regola è quella di un solo mandato. Essa è anche la ratio dell’istituto del semestre bianco”. Al riguardo, Mattarella, ribadendo una posizione più volte espressa, ha saggiamente posto fine a pressioni e attese improprie. “Né è ancora pensabile, come pure si è fatto, che si possa eleggere un o una Presidente con scadenza di mandato preordinata o addirittura negoziata, diversa dai sette anni stabiliti dalla Costituzione. Sarebbe una impropria menomazione della sua figura e delle sue prerogative. In ogni caso, fosse anche in presenza di circostanze straordinarie, non è buona norma fare eccezioni ritagliate sulla persona che pro tempore incarna l’istituzione, con il rischio di alterare il profilo oggettivo di quell’alto organo di garanzia che è la Presidenza della Repubblica”.

 

Custode di unità e integrità della nazione

Segue, dunque, una più precisa – persino puntigliosa – definizione del “profilo” del/della Presidente da eleggere nel 2022. “Una severa, rigorosa figura di garante della Costituzione, a cominciare dal principio della separazione, dell’equilibrio e della leale collaborazione tra i poteri. Un/una presidente che si riconosca nel senso pregnante del principio secondo il quale il lavoro è il fondamento della cittadinanza politica. Un/una Presidente che assicuri la difesa del principio di legalità, nonché l’indipendenza e l’autonomia della Magistratura, accompagnandola, in questa travagliata fase, nel necessario e urgente processo teso alla sua rigenerazione e al suo riscatto, senza i quali potrebbe lievitare una spinta al suo asservimento. Un/una Presidente custode e interprete dell’unità e dell’integrità della nazione, che non misconosca le ragioni dell’autonomia delle comunità territoriali, ma evitando contrapposizioni e scontri fra poteri centrali e locali, che abbiamo talvolta scontato dentro il dramma della pandemia”.

L’elenco continua: “Un/una Presidente impegnato/a ad assicurare l’unità giuridica ed economica della nazione. Un/una Presidente che si adoperi per correggere le derive da tempo abbondantemente in atto verso un depotenziamento delle prerogative del Parlamento e che, di conseguenza, prima, per esempio, di procedere a uno dei suoi atti più qualificanti, come il conferimento dell’incarico per la formazione dei governi, dia corso a effettive consultazioni dei presidenti delle Camere, nonché dei gruppi parlamentari. Un/una Presidente che si situi nel solco dello storico europeismo del nostro Paese, fondatore del processo d’integrazione europea”. Non di meno, “Un/una Presidente che, a capo del Consiglio superiore della difesa, in conformità al dettato del suddetto art. 11, garantisca il ripudio della guerra e, positivamente, l’impegno per la giustizia e la pace tra le nazioni”.

 

Soprattutto sia una persona perbene

Le associazioni che propongono al dibattito pubblico questi elementi di riflessione, auspicano “un/una Presidente non di parte, supremo arbitro della vita politica. Semmai Politico/a con la maiuscola, inteso/a cioè come interprete e attivo/a garante dei superiori interessi del Paese. Una figura che unisca il Paese anziché dividerlo e che lo rappresenti al meglio presso la comunità internazionale”. C’è una significativa, e non secondaria, sottolineatura: “Dovrebbe essere superfluo – ma non lo è – aggiungere una sorta di precondizione fondamentale che attenga alla sua concreta persona: l’integrità personale attestata da una biografia specchiata. Come si conviene a chi siamo soliti definire ‘primo/a cittadino/a’, da cui tutti possano, con orgoglio, sentirsi rappresentati e, perché no?, trarre esempio”.