Somaschi: “Ci siamo presi un pezzo di responsabilità”

Valerio Pedroni (Somaschi onlus) racconta l’esperienza del centro di Accoglienza di via Quasimodo. Dalla scuola di italiano, ai corsi di formazione professionalizzante, ai percorsi di volontariato. Un territorio che ha creduto nella possibilità di accogliere e si chiede come farlo meglio.

Sulla spiaggia muore l’onda lunga del mare, lasciando i detriti della tempesta. Oltre a cocci e rottami, ossi di seppia, macerie di vite straziate dal mare, eppure ancora vive e pulsanti.
Se guardi da Marte il giro di giostra delle migrazioni sul pianeta Terra con un algoritmo spazio-temporale più dilatato, vedi come gli esseri umani siano in frenetico transito sui continenti, a volte tocca partire e sperare che gli altri ti accolgano, a volte tocca vedere altri che arrivano e decidere se accogliere.
È una facile interrogazione di geo-politica, anche se le ragioni che generano le partenze sono sempre stratificate e complesse. Quelle dell’Africa tra tutte: da decenni notoriamente straziata dall’Occidente, depauperata di risorse, indotta a conflitti intestini, nel facile gioco del divide et impera (e ruba!).
Come se non fosse affar nostro…

Insomma, niente di strano se oggi la spiaggia dell’Abendland (la terra della sera, l’Occidente) debba raccogliere le macerie dei fuochi che fomenta da troppo tempo. Solo che è sempre più facile fare finta di non ricordare, e stupirsi davanti a questo ciclo migratorio così imponente. Come se non fosse affare nostro, non fosse faccenda di cui si debba in alcun modo rispondere. Invece no, proprio no. È anche soprattutto nostra la responsabilità (appunto dal latino respondeo, rispondo).

Noi a Legnano abbiamo provato a prenderci un pezzo di questa responsabilità, in modo condiviso, proprio perché responsabilità nostra.
L’esperienza della casa di via Quasimodo è l’esperienza di un territorio che prova a rispondere: innanzitutto il Comune di Legnano, che mette una struttura, attraverso la sua partecipata Amga. Quindi l’Ambito distrettuale legnanese al completo che appoggia non solo politicamente, ma anche culturalmente l’iniziativa, assumendone la cabina di regia (tra tutti un cenno particolare a Giambattista Bergamaschi, presidente dell’assemblea politica del distretto legnanese e Gianpiero Colombo, assessore ai Servizi sociali di Legnano). I ragazzi (i primi venticinque e quelli che via via si avvicenderanno) saranno sempre accolti dalle istituzioni locali e mai da una realtà sociale che ricerca il massimo nascondimento, per non svegliare facili polemiche.

E poi le decine e decine di ragazzi, persone che in questi quasi due anni sono state accanto ai migranti accolti: dalla scuola di italiano, ai corsi di formazione professionalizzante, ai percorsi di volontariato civico.
Non sarebbe stato possibile altrimenti. Non sarebbe stato possibile in altro modo fare sentire i migranti a casa, se casa è il luogo dove comincia la tua storia. Credo questo sia stato il valore aggiunto dell’esperienza legnanese.
Perché se questo territorio è la mia casa, allora non sono solo ospite. Allora io migrante me ne occupo a mia volta con senso di responsabilità, me ne prendo cura.

Quante microstorie! E dentro questa storia altre microstorie. Quella di Masamba, che scatta, pensa solo a correre, un piede dopo l’altro, a falcate veloci, sempre più veloci. E non pensa più a nulla, al dolore, alla nostalgia per la sua terra e la sua famiglia. Dimentica il viaggio infinito attraverso l’Africa e i tre interminabili giorni per mare. Cancella i volti dei mercanti e le loro crudeltà. Corre veloce, via dai pensieri e dai brutti ricordi. Mah riesce a essere leggero, corre veloce verso il suo sogno.

Masamba, Mah per gli amici, ha 27 anni ed è originario del Gambia. È sbarcato in Sicilia dopo un viaggio di otto mesi, tra fatiche e sfruttamenti. Uscito dal suo paese, Masamba ha attraversato il Senegal, il Mali e il Niger, prima di arrivare in Libia, da dove è fuggito per la guerra. Dopo un viaggio in mare di tre giorni, è stato salvato in acque internazionali e portato nei centri di accoglienza della Croce Rossa e quindi è arrivato a Legnano. Nel suo paese Mah ha sempre avuto una grande passione per l’atletica e il suo sogno era quello di diventare un atleta professionista. Ora il suo sogno è più vicino: grazie alla Unione Sportiva San Vittore Olona oggi Mah si allena e corre come velocista ed è tornato a vincere.

E poi c’è la storia di Lamin, il primo della classe nella scuola d’italiano di via Quasimodo. Il primo ad apprendere, il primo a rispondere. Soggetto ad un anemia falciforme mai diagnostica, è improvvisamente paralizzato da un’emorragia celebrale venosa. Perde conoscenza. In pochi minuti entra in coma. Quando ne esce il legame tra corpo e cervello è resettato. È come se la memoria inconscia che permette ai neuroni di controllare i movimenti del corpo (dalle corde vocali all’equilibrio, dai movimenti delle gambe a quelli delle mani) fosse perduta: tutto da capo, come partire dall’infanzia. Alla grande forza di volontà di Lamin si unisce una nuova mamma, Monica. Che lo prende per mano e attraverso un percorso di fisioterapia, di alzate e cadute, in cui si riparte da ogni singolo dito del piede, lui prova a sfidare il destino. “Festeggiamo” ora un anno dall’emorragia. Lamin cammina, parla. C’è. È tornato. Guarda Monica e sorride. Una volta lo avrebbero chiamato miracolo.

Rispondere insieme. Queste alcune delle nostre microstorie, ma ce ne sarebbero tante, almeno una per ognuno di loro, e per ognuno di noi che lo ha accolto.
La consapevolezza però è che oggi questo sforzo, anche se grande, non è più sufficiente: i flussi dei migranti riprendono e l’onda lunga del mare interroga con ancora più forza la spiaggia dell’Abendland e la nostra coscienza.
Probabilmente (sicuramente) i venticinque posti non bastano più.
E così siamo tornati con la prefettura di Milano, con gli amministratori di Legnano e il Legnanese a domandarci come fare per dare più accoglienza, dove e come.
Oggi è ancora presto per dirlo, ma la fiducia è che ce la possiamo fare, ce la faremo. I tanti che ci hanno accompagnato, ci accompagnano ancora, il territorio c’è.
La risposta, un’altra volta, non potrà che essere insieme. Perché la casa sia veramente nostra.

Valerio Pedroni
Fondazione Somaschi Onlus
(ente gestore del centro
di Accoglienza straordinaria
di via Quasimodo, Legnano)