Sta prendendo una piega strana la politica legnanese. Con un fronteggiarsi di soggetti che alzano il tono della voce e uno sbiadirsi della parte propositiva e costruttiva della politica stessa, la quale invece avrebbe proprio il compito di guardare lontano, oltre la bagarre fine a se stessa.
I soggetti in campo sono molteplici. Anzitutto la Giunta, intenta al governo cittadino, oberata di lavoro e pressata sul fronte delle comprensibili richieste dei cittadini (dall’occupazione alla casa…); costretta a fare i conti con la coperta corta del bilancio, obbligata a misurarsi con i livelli superiori della politica regionale e nazionale, nonché intenta a rintuzzare le mosse delle opposizioni consiliari e di alcune lobby territoriali che mostrano più interesse per il proprio tornaconto che non per il bene della città. Tutto questo rientra peraltro nella quotidianità del governo locale, come accade a ogni amministrazione comunale (di destra, di centro o di sinistra), da Bressanone a Siracusa.
Quindi ci sono le minoranze consiliari. A tratti attive, combattive e propositive – è il vero ruolo di controllo e di “controproposta” delle opposizioni –, a tratti invece inutilmente distruttive, incapaci di guardare oltre il proprio naso, quasi obbligate a interpretare la parte del “Signor No”, come ai tempi di “Rischiatutto”. Se ne è avuta riprova ancora prima di Natale, nel voto sulla variazione al Bilancio di previsione 2015-2017, che consente, anche grazie al bilancio risanato dall’Amministrazione Centinaio e a una norma della Legge di Stabilità 2016, uno sblocco di fondi per milioni di euro di investimenti per la città. L’Aventino delle minoranze (che si può comprendere, in materia di Bilancio, solo nella linea di evitare un sì che avrebbe potuto far pensare a una convergenza delle opposizioni verso la maggioranza), in questo come in numerosi altri casi, appare politicamente sterile e lascia intravvedere una “coalizione di arrabbiati” che al momento appare piuttosto improduttiva.
Poi ci sono, o dovrebbero esserci, i partiti. Concretamente va rilevato che la crisi generale di questa alta forma di democrazia, costituzionalmente prevista e garantita, a Legnano risulta forse più accentuata. Vi sono presenze sbiadite, in alcuni casi assenza totale (che fine ha fatto, ad esempio, Forza Italia, per molti anni la prima forza politica votata dai legnanesi?). Un poco di movimentismo si nota nel Partito democratico (gazebo mensile, qualche comunicato, riunioni interne) e nella Lega Nord (sede aperta, talune iniziative pubbliche…). Dalle liste civiche di maggioranza, in passato distintesi per vivacità e proposta, ci si potrebbe attendere maggior dinamismo. Il Ncd appare combattuto fra la determinante presenza a Roma nel governo nazionale a fianco del Pd e la collocazione sul fronte opposto rispetto al Pd a Palazzo Malinverni. Nessun segnale di vera strategia politica, invece, da “Per Legnano” e Sinistra.
Un ulteriore soggetto è dato dalle lobby o dai comitati che sorgono “ad hoc” per difendere un interesse parziale (buono pasto scolastico, no ai rom ecc.), salvo sciogliersi come neve ai primi raggi di sole. Sulle lobby è emblematica la questione del Giudice di pace. Istituzione con la sua rilevanza, naturalmente, ma utilizzata forse dall’1% dei cittadini legnanesi. Alla “minaccia” dell’accorpamento dell’ufficio di Legnano con quello di Gallarate (nel segno di una sana – e da tutti predicata – spending review), un gruppo di avvocati (sarebbe interessante sapere quanti sono realmente), appoggiato da alcune frange politiche, è riuscito a ottenere una revisione della decisione. Perché – si è detto – andare a Gallarate richiede un lunghissimo viaggio, una trasferta estenuante… Meglio far gravare sulle casse comunali di Legnano, ovvero sulle tasche dei cittadini legnanesi, il costo dell’ufficio collocato in città.
Un quarto soggetto, che una volta avremmo definito “virtuale”, potrebbe essere costituito da chi si occupa a vario titolo di politica locale attraverso internet. Social media, blog, angoli informativi, siti di ogni genere impazzano a Legnano. Dietro le quinte si trovano talvolta persone battagliere, cui va riconosciuta buonafede e “voglia di cambiare”. In altri casi dietro a pseudo-battaglie di retroguardia si celano persone messe alla porta dai partiti stessi, “picconatori” di periferia, soggetti incapaci di creare attorno a sé nella vita “reale” seguito e consenso, individui in grado di gettare fango senza la minima proposta politica alternativa. Non mancano poi i soggetti che passano il tempo davanti al pc giusto per lanciare sassi contro la politica intesa in senso ampio, per scaricare le proprie frustrazioni contro qualcuno, meglio se un volto istituzionale. Fra questi anche qualche codardo che scrive sotto pseudonimo o falso nome (riconoscibilissimi). È chiaro che da questo versante non si caverà nulla di buono per la città.
Il quadro appare piuttosto fosco, ma occorre soppesare i fatti, i comportamenti personali e sociali, riconoscere gli elementi positivi per la città. Che ci sono, eccome.
In primo luogo l’Amministrazione civica deve fare seriamente la propria parte. Evitando la tentazione di atteggiamenti di autosufficienza. Il recente caso dell’assegnazione dei corsi di lingue è stato – come ha riconosciuto il sindaco – una leggerezza, ovvero un errore politico dal quale guardarsi in futuro.
Poi ci sono le opposizioni, chiamate a tenere il fiato sul collo della Giunta, senza per questo scadere in arroccamenti preconcetti.
Allo stesso modo i partiti e le liste civiche, già presenti a Legnano o quelle che potrebbero nascere prossimamente, dovrebbero cominciare a guardare alle elezioni del 2017, delineando modalità per essere presenti tra gli elettori, ascoltando i cittadini, le loro attese e i suggerimenti, per delineare programmi credibili attorno ai quali raccogliere consensi e voti.
Ci sono inoltre a Legnano tantissime associazioni, realtà belle e operose, dal sociale al volontariato, dallo sport alla cultura, dal mondo cattolico all’impresa. Le associazioni attive sono numerose, tanta gente ruota attorno al Palio. C’è una Legnano, forse meno rappresentata dai media, che ogni giorno costruisce qualcosa e che non cede alla tentazione del catastrofismo né alle impotenti sirene di chi, standosene nascosto dietro al computer, pretenderebbe di cambiare un’intera città con 60mila abitanti.
Pensare al domani di Legnano è compito della politica, ovvero delle istituzioni (Giunta, Consiglio comunale), dei partiti e degli stessi cittadini. Ed è quindi responsabilità diffusa, in capo alle stesse associazioni e “mondi vitali” di cui si compone la città. Giocare allo sfascio non serve, operare per cambiare in meglio è invece possibile e persino doveroso per chi vuole davvero bene a Legnano.