Sole splendente non lo si può definire. Al più si può parlare di qualche spiraglio di luce. Jorge Torre, segretario comprensoriale della Cgil Ticino-Olona Camera del lavoro, lo dice senza giri di parole: “la ripresa è ancora troppo debole e timida”. In particolar modo sul fronte del lavoro, dove la voce dei contratti a termine urla sempre più forte e quella dei rapporti a tempo indeterminato, invece, molto meno. Ma sperare si può e si deve: dialogando a tutto campo in modo sempre più proficuo, tra imprese, territorio e istituzioni, e tracciando un solido ponte con il mondo della scuola. Sfide che richiedono pazienza e impegno.

Torre, il territorio dell’Altomilanese è ripartito dopo la crisi generale degli ultimi anni?
“Vedo segnali interessanti e una crescita dei contratti a termine, ma non mi pare ci siano particolari avvisaglie di ripresa. I dati aziendali sono un conto, e un altro sono gli scenari occupazionali. Ci sono aziende importanti che hanno dato un ottimo contributo allo sviluppo del territorio ma versano ora in situazioni difficili, pensiamo alla Tosi a Legnano ma anche per esempio alla Parcol a Canegrate, alla Zucchi piuttosto che alla Grancasa. Bisognerà poi vedere cosa accadrà al centro di ricerche di Nerviano con l’avvento della nuova proprietà. Il fatto che una vera e propria ripresa non si stia ancora avvertendo sul territorio lo vediamo anche dall’afflusso medio delle persone ai nostri sportelli per le esigenze più disparate, da consulenze in materia di lavoro alla richiesta di assistenza per le domande per ottenere la disoccupazione, fino a chi deve aprire vertenze con aziende inadempienti… In novembre abbiamo registrato un’affluenza di 872 persone ai nostri uffici”.

Proviamo a fotografare la dinamica lavorativa e produttiva con qualche dato?
“Se guardiamo ai dati sugli avviamenti nel primo semestre con raffronto tra 2016 e 2017 notiamo che a essere aumentati sono soprattutto i contratti a tempo determinato con un 18 per cento in più; per contro, ed è un dato preoccupante, sono diminuiti del 2,1 per cento quelli a tempo indeterminato, mentre il lavoro intermittente a chiamata è aumentato del 126 per cento. Quanto all’apprendistato, poi, gli avviamenti hanno fatto registrare una crescita del 19 per cento. Se guardiamo ai comparti, vi è stato un aumento del 13 per cento nel settore industriale, un 19,7 per cento in quello del commercio, un 24,8 negli altri servizi di trasporti e logistica, informatica e vari, e un 27 nel settore socio-assistenziale. Ma attenzione, parlare di avviamenti al lavoro è un conto e di lavoro effettivo è un altro! Vi sono poi molte situazioni di contratti per un solo giorno. Come si vede, le criticità da affrontare non sono poche. Intanto per quanto riguarda i contratti a termine e quelli a chiamata di un solo giorno occorre davvero lavorare molto perché vi sono troppe situazioni di precarietà da parte dei datori di lavoro verso i lavoratori”.

Come Cgil avete delle proposte?
“Intanto bisogna lavorare su un discorso redistributivo. Naturalmente occorre anche capire che tipo di progettualità abbiano in mente le aziende e le organizzazioni che le rappresentano. Poi vogliamo continuare il nostro rapporto intenso con il mondo delle scuole sulla scorta del progetto alternanza scuola-lavoro. Lo scorso anno, per esempio, siamo andati all’istituto Dell’Acqua di Legnano per parlare di lavoro e di collegamento scuola-lavoro; quest’anno lo facciamo nel Magentino e nell’Abbiatense”.

Appunto, scuola e lavoro, un rapporto che esige di essere sempre arricchito anche in considerazione delle mutate dinamiche produttive e occupazionali.
“Certo oggi il mondo produttivo è molto cambiato. Il collegamento scuola- lavoro deve essere collegato alla struttura produttiva del territorio, non può essere diversamente. Prima avevi bisogno di molte figure tecniche perché c’erano le grandi fabbriche, ora lo scenario è cambiato e quindi di conseguenza anche il rapporto scuola-lavoro deve cambiare. E poi bisogna tenere conto di un aspetto, quello della mobilità: non possiamo rischiare di perdere professionalità importanti obbligando i nostri giovani a cercare lavoro altrove”.

E il Legnanese, in questi anni, tra pubblico, privato e mondo scolastico, ha dimostrato di saper fare squadra?
“Ci vorrebbe più gioco di squadra, ciascuno per il proprio ambito. Occorre un supplemento di dialogo con le realtà aziendali e le associazioni che le rappresentano. Noi ovviamente siamo pronti”. [c.c.]