Si potrebbe dividere in tre fasi l’azione politica svolta dal 2012 al 2017 da Palazzo Malinverni: un primo periodo di riordino e risanamento della situazione ereditata dalle Giunte precedenti; quindi un impegno per estendere gli spazi della partecipazione; infine la fase del completamento di diversi progetti

 

Con le elezioni dell’11 e 25 giugno 2017 si chiude il mandato della Giunta Centinaio. Sono stati cinque anni sofferti, non privi di problemi e di ostacoli. Ma sono stati anche cinque anni di risultati concreti che hanno gradualmente e progressivamente cambiato la nostra città.

I cittadini giudicheranno col loro voto se il cambiamento ha migliorato o peggiorato Legnano. Quel che appare evidente è che le innovazioni e le trasformazioni avviate dalla Giunta di centrosinistra si sono sviluppate su tre fasi ben distinte.

 

Azione politica in 3 mosse

La prima è stata poco visibile, ma necessaria per i futuri sviluppi: nel biennio durante il quale l’Italia ha toccato il fondo della crisi economica e sociale peggiore dal dopoguerra (2012/2014) l’Amministrazione si è dovuta concentrare sul riordino organizzativo della macchina comunale; sul risanamento del bilancio; sul salvataggio di Amga (per salvare oltre 300 posti di lavoro) e sull’avvio del piano di razionalizzazione delle altre società partecipate. Inoltre sono state affrontate e gestite alcune emergenze e situazioni di particolare criticità sociale: l’emergenza-rom, il problema-sfratti, le crisi aziendali (Franco Tosi ma non solo) e la gestione del crescente numero di disoccupati (raddoppio del fondo comunale di solidarietà e creazione dei voucher lavoro per lavori di pubblica utilità).

Nella seconda fase, sviluppata nel periodo centrale del mandato, sono stati estesi gli spazi e gli strumenti di partecipazione: sono nate le Consulte cittadine; è stata avviata la prima esperienza di bilancio partecipativo; sono stati rinnovati gli strumenti di ascolto e dialogo con la cittadinanza.

Nella fase finale del mandato sono state avviate e in buona parte completate opere e interventi strutturali finalizzati a consolidare e migliorare la rete dei servizi a favore della cittadinanza. Ricordiamo a questo riguardo: il nuovo teatro; gli interventi sugli edifici scolastici e le case comunali; il rifacimento del cimitero; i lavori in corso sulla piscina; le opere viabilistiche e gli interventi sul patrimonio ambientale. A questi interventi concreti e visibili vanno poi aggiunti alcuni strumenti di pianificazione e accordi che, nel prossimo futuro, permetteranno di realizzare nuovi importanti interventi: parliamo della variante Pgt; degli accordi sull’ex-ospedale; il contributo (4 milioni) ottenuto dal Ministero per il rifacimento della Rsa Accorsi.

 

Un resoconto on line

Se sommiamo agli esempi sopra ricordati gli altri numerosi risultati ottenuti dalla Giunta uscente (l’elenco dei progetti più rilevanti è riassunto sul sito www.rendicontiamo.it) potremo convenire che l’Amministrazione comunale non è stata con le mani in mano.

Tale giudizio assume ancor più valore se lo valutiamo alla luce dello scenario, non certo favorevole, che ha caratterizzato il contesto degli enti locali nell’ultimo decennio e che ha determinato un ingente taglio dei trasferimenti statali. A titolo di esempio ricordiamo che i contributi erariali all’inizio del mandato della Giunta-Centinaio erano pari a 190 euro/abitante. Con il 2017 i contributi sono stati praticamente azzerati essendo ridotti a 10 euro per abitante. Al taglio dei trasferimenti vanno aggiunti gli oneri e le gabelle che il Patto di stabilità ha imposto a tutti gli enti locali fino al 2015 e, in particolare, a quelli col bilancio in ordine come Legnano che nei decenni hanno accumulato risparmi che non potevano essere utilizzati. La recente relazione di accompagnamento al conto consuntivo ha quantificato le minori risorse di cui ha potuto disporre il nostro Comune nel quinquennio in una cifra record: 36 milioni di euro!

A questa ingente penalizzazione la Giunta Centinaio avrebbe potuto far fronte con 4 diverse “leve”: inventarsi operazione di finanzia straordinaria ricalcando i passi già percorsi dalle precedenti Giunte (vendita immobili, cessione farmacie e Case di riposo, indennizzi ambientali per quell’impianto Forsu/rifiuto umido che deve essere realizzato in via Novara); in alternativa avrebbe potuto tagliare i servizi; oppure ancora incrementare la pressione fiscale; o razionalizzare e contenere la spesa.

 

Il giudizio agli elettori

L’Amministrazione uscente ha scartato le prime due ipotesi rifiutando non solo la cessione del patrimonio, ma anche la riduzione dei servizi. Anzi, in alcuni casi – alludiamo ai servizi sociali e culturali – la spesa nel corso degli ultimi anni è aumentata, proprio per far fronte alla crisi e per cercare di dare qualche stimolo a un rilancio economico. È invece stata ridotta la spesa di funzionamento della macchina comunale (i servizi “burocratici”) e le spese del personale. L’altra leva che è stato necessario attivare – come accaduto un po’ in tutti i comuni italiani – al fine di non tagliare i servizi è stata quella dell’incremento della pressione tributaria. L’introduzione dell’addizionale Irpef ha infatti coperto una parte considerevole dei tagli statali.

Si poteva fare di più e di meglio? Si dovevano perseguire ipotesi e soluzioni alternative? Saranno, appunto, gli elettori a deciderlo. Ciò che noi auspichiamo è che il confronto venga sviluppato senza demagogie, con onestà intellettuale, nel rispetto reciproco e sulla base di dati certi e comparabili.